La guerra delle Falkland prende il nome da uno sperduto gruppo di isole che si trova nell’Atlantico Meridionale a 500 chilometri dall’Argentina ed a 13 mila chilometri dal Regno Unito.
Le isole fanno parte a pieno titolo del Regno Unito che se ne dichiara sovrano in virtù di una base navale edificata nel 1833.
L’Argentina, nel corso dello scorso secolo, aumentò la pressione politica nei confronti del Regno Unito, richiedendo una annessione di fatto delle isole al suo territorio, anche in virtù della vicinanza geografica. Negli anni settanta ed ottanta la pressione raggiunge il suo culmine: l’Argentina era governata da una giunta militare di stampo militare e stava attraversando una pesante crisi economica.
Il 19 marzo 1982 cinquanta militari argentini sbarcarono nella Georgia del Sud ed issarono la bandiera argentina sulle isole contese.
La piccola guarnigione inglese presente sul luogo provò a reagire, ma fu sopraffatta e neutralizzata dagli argentini che disposero un blocco navale nelle acqua circostanti: il 2 aprile l’Argentina invase militarmente le isole dichiarandone la sovranità.
Margaret Thatcher, primo ministro ingelse, e non solo raccolse la sfida, ma approfittò dell’occasione per rispolverare i fasti di un Impero coloniale oramai in disfacimento ma capace ancora di un grande orgoglio nazionale.
La guerra fu inevitabile, e fu una guerra vera, breve ma cruenta, con numerosi episodi di battaglie feroci passate alla storia militare. Nonostante l’enorme distanza dalla madre patria, il Regno Unito mise in campo una poderosa forza spedendo sul posto 13.000 uomini di marina su 111 navi, contro solo 38 navi argentine e poco più di 3 mila uomini imbarcati.
La guerra finì il 14 giugno 1982 con le truppe inglesi che issano la bandiera nella capitale delle isole, Port Stanley: le conseguenza politiche per l’Argentina furono enormi, con la dittatura militare che risentì della sconfitta al punto tale che il generale Galtieri dopo pochi mesi diede le dimissioni.