Luglio 1984, a Livorno si celebra il centenario della nascita di Amedeo Modigliani con una mostra a lui dedicata. Curatori dell’esposizione sono i fratelli Dario e Vera Durbè. Ma a Livorno arrivano solo quattro delle 26 sculture riconosciute all’artista.
Forse anche per questo motivo, dando adito ad una vecchia diceria, secondo la quale l'artista, deriso dalla città stessa avrebbe gettato nel Fosso Reale alcune sue sculture prima di tornare a Parigi, si decide di dragare il fiume. E' la stessa Vera Durbè, infatti, che afferma di “sentire” la presenza delle opere dell’artista nel Fosso e ottiene le autorizzazioni dal Comune per iniziare la ricerca.
Dopo alcuni giorni di ricerche infruttuose i livornesi cominciano a farsi gioco dell’operazione voluta dai fratelli Durbè: qualunque cosa venisse recuperata, anche la più improbabile, diventava "opera di Modigliani".
Fu allorca che tre studenti (Pietro Luridiana, Pierfrancesco Ferrucci e Michele Ghelarducci) decisero di tirare uno scherzo: realizzarono una scultura a forma di testa e la gettarono proprio davanti alla draga in un momento di quiete.
Il giorno successivo i tre studenti appresero la notizia al telegiornale, ma con loro grandissimo stupore quella che apparì in video non era la testa da loro realizzata, ma un altra!
L’opera era del giovane artista livornese Angelo Froglia. Anche lui tempo prima aveva gettato nel Fosso Reale delle false teste.
Quando la draga, successivamente, tirò fuori la testa scolpita dai ragazzi, essi erano convinti che subito ci si sarebbe resi conto dello scherzo. Invece non se ne rende conto nessuno, anzi, la notizia del ritrovamento attira anche la stampa internazionale. Anche vari esponenti del mondo dell’arte come Giulio Carlo Argan sostengono che “Le due teste sono certamente autentiche”.
Quando poi il 10 agosto la draga recupera una terza testa (anche questa opera di Froglia) tutte e tre vengono esposte alla mostra in corso dei fratelli Durbè.
I tre ragazzi decidono di uscire allo scoperto e dato che il direttore dell’epoca di Panorama è parente di uno dei tre, i giovani scelgono di raccontare la loro storia in un’intervista rilasciata al settimanale.
Quando poi il 13 settembre Angelo Froglia ammette di essere l’autore delle altre due teste ritrovate, la mostra su Modigliani che chiude i battenti completamente oscurata dalla burla e dalla brutta figura dei curatori e di buona parte del mondo dell’arte. Dario Durbè grida al complotto, la sorella Vera si sente male e viene ricoverata in ospedale.
la beffa delle false teste di Modigliani