Il 26 settembre 1983 i sistemi di rilevamento sovietici segnalarono un attacco missilistico americano in direzione della Russia. Sembrava che fossero state lanciate 5 testate nucleari.
Davanti agli schermi radar c'era Stanislav Petrov, incaricato per questi casi di avvisare prontamente i superiori, che avrebbero subito avviato una rappresaglia missilistica.
Erano forse missili diretti su Mosca? Petrov dovette pensare su due piedi: sa che se avesse il comando si sarebbe scatenata quasi sicuramente la terza guerra mondiale.
Ma un dubbio iniziò a ronzargli in testa: se gli americani attaccassero, lo farebbero solo con 5 testate.
Il colonnello decise di non avvisare subito l'alto comado: "Non c'era una regola esplicita su quanto tempo avevamo per riflettere su un segnale", spiegò Petrov anni dopo.
Il motivo è che Petrov aveva dei dubbi sui segnali visti. Un gruppo di operatori addetti ai radar satellitari non aveva visto alcun missile. Il segnale appariva inoltre troppo forte e chiaro per poter passare attraverso i 28 o 29 "checkpoint" di sicurezza previsti in caso di attacco.
Per quella che comunque fu una mancanza a i suoi doveri, non fu processato, ma ebbe comunque la carriera bloccata. Fu premiato solamente dopo qualche anno del crollo dell'URSS.