Dietro la macchina da presa un mostro sacro come Stanley Kubrick ci presenta dal suo singolare punto di vista il conflitto in Vietnam, penetrando nel rigido mondo militare statunitense e sviscerandone il lato più buio, quello del nonnismo e delle violenze psichiche e fisiche subite dalle nuove reclute.
Il film è diviso in 2 tronconi totalmente indipendenti. Nella prima parte si tratta come già anticipato dell?addestramento di un gruppo di reclute Marines, della pressione psicologica che ricevono costantemente del sergente Hartman (vera e propria icona di questa pellicola) e dei maltrattamenti che gli individui più ?deboli? del gruppo ricevono dagli altri commilitoni. Nella seconda frazione del film l?ambientazione è quella tipica del genere, e vede i 17 protagonisti sul campo di battaglia. La totale assenza del sergente conferma l?assoluta autosufficienza di questa porzione di sceneggiatura, sicuramente meno di impatto, ma che personalmente ho rivalutato ed imparato ad apprezzare col tempo.
Produzione di livello assoluto che ha nella caratterizzazione dei suoi protagonisti e nei dialoghi (e monologhi) che li legano, i propri fiori all?occhiello. Null?altro da aggiungere, Full Metal Jacket è un film che assolutamente non potete pensare di perdere e uno dei rarissimi film che non mi stanco mai di rivedere. Adatto ad un pubblico adulto a causa delle scene forti che lo condiscono, riesce a segnare lo spettatore indelebilmente.
Discorso iniziale Sergente Hartman